La testimonianza di Don Matteo (VR): Lo stupore di Lourdes

I bambini del gruppo famiglie in preghiera alla Grotta
Il Vescovo Domenico Pompili accoglie i giovani e consegna le medaglie

A volte ci viene chiesto di riassumere un’esperienza in una sola parola; se fosse così, questo pellegrinaggio a Lourdes 2025 lo vestirei della parola STUPORE! Stupore dopo aver ricevuto la triste notizia della morte di Papa Francesco, una notizia che ci ha colpiti a freddo mentre stavamo caricando il treno e accogliendo i pellegrini e i malati in attesa di partire. Forse ci eravamo illusi, osservando i suoi piccoli passi in avanti dopo il ricovero ospedaliero, ma scoprire che non c’era più quella mattina di lunedì ci ha lasciato senza parole.
Eppure, proprio quello stupore è diventato la forza per tirarci su le maniche e metterci ancora più entusiasmo nel partire tutti insieme. Perché, in fondo, tra i prediletti del magistero di Papa Francesco c’erano proprio i malati, i fragili, le persone spesso messe ai margini o dimenticate.
Ed ecco che il ricordo e il dolore per la perdita si sono trasformati in entusiasmo e forza per servire con gioia chi aveva un posto speciale nel suo cuore. In fondo, non serve ricordare a parole, ma con i fatti ciò che lui ha cercato di portare in tutto il mondo, senza mai stancarsi.
Lo stupore è continuato nel vedere un centinaio di giovani che quest’anno hanno scelto di vivere questa esperienza mettendosi al servizio degli altri. Stupore nel sapere che molti di loro erano minorenni: è incredibile come, fin da ragazzi, possano esserci curiosità e desiderio di servire il prossimo senza “ma” e senza “se”. Sappiamo bene che oggi la fede non è in cima agli interessi dei giovani, tanto meno degli adolescenti. Eppure, molti giovani “non credenti” hanno avuto l’opportunità di porsi domande profonde di fronte alla sofferenza e a situazioni di vita precarie. La carità, l’amore, funziona così: sa raggiungere il cuore molto più delle parole e delle prediche.
L’amore non si dice, l’amore si fa! E Gesù, nel silenzio più assoluto, ha compiuto durante l’Ultima Cena il gesto che ha fatto più rumore nella storia: lavando i piedi ai discepoli, ha insegnato cos’è l’amore e ha tracciato la strada per una vita felice che consiste nel servire gli altri.
Infine, lo stupore nell’ascoltare tante storie di sofferenza. Oggi non soffre solo chi è malato fisicamente, ma anche chi vive ferite dell’anima, spirituali o psichiche. Eppure, lo stupore diventa ancora più grande quando ti rendi conto che molti affrontano il dolore con dignità, accogliendo ciò che la vita ha riservato loro. Non ho sentito nessuno chiedere miracoli eclatanti, ma piuttosto il miracolo interiore più importante: la forza di stare dentro quella sofferenza senza disperare o fuggire. Avere il coraggio di vivere la vita con spirito rinnovato, senza vederla come un peso, ma come un’opportunità per amare anche dal “trono” di una carrozzina.
Ciò che ferisce di più è la solitudine che alcuni vivono. Ma Lourdes è un luogo dove la mano tesa di chi si fa prossimo, il sorriso che avvolge tutto, l’abbraccio che guarisce il cuore e la carezza che asciuga lacrime diventano linguaggio universale.
Qui i piedi camminano insieme, gli orecchi ascoltano davvero, i cuori battono all’unisono come in una danza guidata dallo Spirito. Lourdes è fede che si fa affidamento, occhi che vedono oltre le apparenze, parole gentili che sostengono il cammino. È la tenerezza che Papa Francesco ci esortava a non temere.
Lo stupore continua tra i mille servizi e celebrazioni, quando incontriamo il gruppo delle famiglie e dei Piccoli UNITALSI.

Quest’anno circa novanta, più responsabili, sorelle e barellieri. È sempre sorprendente vedere come bambini, sani e malati, riescano a giocare insieme creando momenti di autentica fratellanza. I più giovani sono veri demolitori di muri e costruttori di ponti: per loro le differenze non sono ostacoli, ma semplicemente occasioni per accogliere un nuovo fratello o una nuova sorella da amare. E commuove vedere i genitori condividere le loro storie, sostenersi a vicenda, trovando in quell’abbraccio comune la forza per andare avanti.Lo stupore si rinnova nei pellegrini che portano con sé non solo le proprie storie, ma anche i sogni e le fatiche di chi ha affidato loro intenzioni di preghiera. Nei sacerdoti di ogni età, alcuni dedicati ai giovani, altri che dalla carrozzina condividono il cammino dei sofferenti. Particolarmente significativa è stata la presenza del nostro Vescovo Domenico, che con la sua delicatezza e quel sorriso sempre pronto è riuscito a raggiungere tutti senza distinzioni. Come non provare stupore davanti all’opera della presidenza e della segreteria, che con instancabile dedizione hanno tessuto questo pellegrinaggio? O davanti a medici e infermieri che hanno messo la loro professionalità al servizio dell’amore? E che dire dei barellieri e delle sorelle, che hanno indossato non una semplice divisa, ma il grembiule del servizio più autentico? A tutti loro, e a ciascuno che ha reso possibile questa esperienza, va il nostro più sentito grazie.
Lourdes è stupore perché qui Dio sa raggiungere ciascuno in modo unico, parlando al cuore attraverso Bernadette e il suo incontro con Maria. È sorprendente come un’adolescente di oltre un secolo fa possa ancora oggi prendere per mano ognuno di noi e condurci a quella grotta che, come grembo materno, ci accoglie per farci rinascere. Le mani che accarezzano la roccia, le fronti appoggiate alla pietra, gli occhi pieni di speranza rendono questo luogo un continuo miracolo di stupore. Dio qui ci sorprende sempre, invitandoci a fare della nostra vita un capolavoro.
Non servirebbe raccontare tutto ciò che abbiamo vissuto in questa splendida settimana di Pasqua come una telecronaca di servizi e celebrazioni. Meglio condividere queste emozioni e questo stupore che ci ha invasi e che ora ci accompagna, invitandoci a portarlo nel quotidiano. Perché la vita, quando sappiamo guardarla con gli occhi del cuore, non smette mai di stupirci.

Don MatteoAssistente dei giovani