Il giubileo della speranza ci accompagna nell’inedito della vita di fede vissuta dai santi, da quei santi che sentiamo in modo particolare vicini a noi per la loro contemporaneità e per l’esperienza di fede e d’amore vissuti nella vulnerabilità. L’immagine scelta di Santa Bakhita per illustrare questa riflessione, non a caso, è un collage realizzato nella Fazenda de la Esperança, luogo di accoglienza di chi vive i traumi del degrado umano, che si trova nella chiesa di Santa Bakhita a Manaus in Brasile. Lo sfondo è quello della foresta amazzonica in cui gli uccelli hanno colori vistosi, quasi per dare pennellate di colore al cielo e al verde lussureggiante che le acque moltiplicano in riflessi vivaci mentre, in primo piano, i volti delle persone rappresentano la varietà culturale che abita quella terra, popoli che in Suor Bakhita incontrano la Speranza, così come nel tanto verde che domina nella loro terra!
Giuseppina Bakhita, fuggita dopo il rapimento, fu in modo misterioso condotta in salvo dalle insidie di una foresta in cui le belve feroci avrebbero potuto divorarla; non scordò mai come ritrovò la luce seguendo una Luce! Una figura luminosa, infatti, l’aveva guidata dal folto della foresta in cui si era inoltrata per sfuggire alla schiavitù, al cielo aperto in cui riaffiorò in lei la speranza di tornare a casa. Incontrò, invece, altre insidie nel cuore di chi, intuendone la fuga, la rivendette al primo mercante di schiavi che passò di là. Conobbe,
nella fragilità della sua carne, la prova dell’avidità di chi la trattava come bene materiale più che persona umana, ma, attenta alla luce del cuore, scoprì che il proprio benessere non dipendeva dagli altri ma, piuttosto, dal suo essere retta, coerente con quel sentire interiore che dal cuore la istruiva a scegliere ciò che era suo diritto, suo vero bene e a non desiderare ciò che ad altri apparteneva:
“Quando avevo fame, non mangiavo il cibo che non mi era dato, perché non mi apparteneva” confiderà. Fu questa luce interiore che la rese capace di decisioni sagge, di fortezza e di desideri sani, ed è proprio esplorando i desideri di Santa Giuseppina Bakhita che scopriamo le sfaccettature della sua Speranza. Scopriamo in lei un desiderio di vita buona per tutti: la gioia di conoscere Dio, la fiducia in Lui, il volere divino, la provvidenza, la misericordia, e la vita eterna. In sintesi, la sua speranza, anche umana, è sempre trasparenza delle attese di Dio per noi, ovvero della nostra attesa dei beni per i quali siamo stati creati.
PASSI DELLA SPERANZA DI SANTA BAKHITA
Dopo la tentata fuga, quando fu ripresa, comprese sì di dover accettare la sua condizione di schiava ma dice che allora, guardando il cielo e la natura, desiderava avere un padrone buono come quello che li aveva fatti. Raccontava che quando ormai aveva perso la speranza di rivedere i suoi, si mise a gustare di più il sole, la luna le stelle, le bellezze della natura, e sentiva dentro di sé la gioia per “el Paron che le gaveva fatte [il Padrone che le aveva fatte]». (CLOTILDE SELLA FDCC, Positio, § 476, Ad 7, p. 211)
· Un grande desiderio le nasce nel cuore e si chiede: Chi sarà il padrone del cielo, delle creature e di tanta bellezza? Vorrei rendergli omaggio!
· Nella sua risposta c’è il seme dell’amore, è la speranza di conoscere Dio!
· Ed ecco che giunta ai Catecumeni di Venezia le sembrò di aver trovato chi tanto desiderava conoscere: “El Paron de tutti [Il Padrone di
tutti]”, questa la sua gioia per il Padrone che lei aveva desiderato conoscere fin da bambina e che ora aveva scelto di servire! (Diario, p. 42). Finirà per dire: l’ho incontrato” e la speranza la rende dono scegliendo di essere sposa di Gesù!

“IO SPERO SEMPRE”
Sono molteplici le testimonianze di come la Speranza abbia sostenuto s. Bakhita:
· «Bakhita portava sempre nel cuore la speranza di ritrovare la sorella, precedentemente rapita.» (ANTONIETTA FILIPPIN FDCC, Positio, §531, pag. 233)
· «M. Bakhita rispondendo alle mie domande mi disse che da schiava non si era mai disperata e che sentiva dentro di sé una forza misteriosa che la sosteneva». (TERESA MARTINI FDCC, Positio, §290, pag. 140)
· «M. Bakhita mi disse che da schiava visse sempre con la speranza di giorni migliori». (MARIA POZZAN, Positio, § 382, p. 175)
· «M. Bakhita [divenuta cristiana e religiosa] aveva una grande speranza in Dio: difatti diceva: “se non si spera in questo mondo nel Signore, cosa faremo?” e aggiungeva: “spero che il Signore venga a prendermi presto: però faccia quel che vuole, né un’ora prima, né un’ora dopo”.
· Queste espressioni ed altre simili le ripeteva molto spesso, specialmente nella sua infermità. Non teneva in nessun conto le cose temporali, perché diceva: «Le robe de sto mondo le xe niente, le xe terra: quel che ne preme a nuialtri xe le cose dell’alto. Là ghe xe el Paron [Le cose di questo mondo sono un nulla, sono terra: quello che preme a noi sono le cose del Cielo. Là c’è il Padrone / il Signore!]”. » (ANNA DALLA COSTA FDCC, Positio, § 81, p. 41)
Davvero S. Bakhita è “una santa della porta accanto” , così facile da incontrare, così esperta degli inganni della vita e delle vie di uscita verso la luce, proprio come la raffigura Timothy Schmalz nell’opera: “Let the oppressed go free” inaugurata a Schio nel 2023 e voluta dallo stesso Papa Francesco quando la dichiarò patrona di chi libera e è liberato, per essere stato vittima di false speranze.
Speranza testimoniata da una lunga vita di bontà quotidiana verso tutti, vicini e lontani.
Il luogo in cui oggi riposano le sue spoglie mortali, scelto quale santuario giubilare dalla diocesi di Vicenza, è sempre più luogo di incontro con pellegrini che a S. Bakhita giungono da tutto il mondo. La grandezza di Bakhita è la sua piccolezza, la sua umiltà, il suo essere diventata perdono e carità per la misericordia sperimentata, doni spirituali e materiali per i quali tanti la ringraziano: per la pace ritrovata nella loro vita, per aver scoperto, col suo esempio, che la vera Speranza che tutti ci accomuna è l’amore che conduce al Cielo.
Per conoscerla di più o per prenotare un pellegrinaggio, vi invitiamo a consultare il sito: www.canossianebakhitaschio.org
(Credit_ Foto Codiferro – Marco Chierico)
Sor. Maria Carla Frison fdcc



