Don Flavio Bertoldi: l’Unitalsi Triveneta cammina con entusiasmo sotto la guida di Papa Leone XIV

L’elezione di un nuovo Papa è un evento importante nella Chiesa Cattolica.

Quando un Papa muore i cardinali da tutto il mondo giungono a Roma per il suo funerale. Nei giorni a seguire si riuniscono diverse volte per conoscersi tra loro, confrontarsi e cercare di individuare la persona idonea a guidare al meglio la Chiesa del mondo di oggi.
Entrati in conclave, dopo avere giurato sul Vangelo chiedono l’aiuto di Dio per scegliere il successore di Pietro. Io trovo che in ogni conclave lo Spirito Santo entra proprio in azione. Ed è stato proprio così. La sera dell’8 maggio la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina ha indicato al mondo che la Chiesa aveva un nuovo Papa.
All’annuncio “habemus papam” che significa abbiamo il Papa, ecco che si presentava al mondo il primo Papa nella storia proveniente dal nordamerica e appartenente all’Ordine di Sant’Agostino. Ancora una volta si è confermato il detto popolare che dice

“chi entra in conclave papa esce cardinale” . Il nuovo Papa ha assunto il nome di Leone XIV in onore di Papa Leone XIII. Apparso alla loggia emozionato, è ripartito dall’ultimo messaggio di Papa Francesco e ha invocato sul mondo il dono della pace. Una pace “disarmata e disarmante”.
«La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama incondizionatamente tutti».

Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di papa Francesco che benediceva Roma, il papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dare seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti!”. I Papi non si confrontano ma sia accolgono ed è così che l’Unitalsi Triveneta cammina con rinnovato entusiasmo sotto la guida di Papa Leone XIV e prega per Lui.

Don Flavio BertoldiAssistente di Sezione

 


Lo stemma papale riveste un ruolo simbolico: vuole trasmettere attraverso immagini, simboli e motti la visione spirituale, la missione e i principi che il nuovo Papa desidera evidenziare nel corso del suo pontificato.
Quello di Papa Leone XIV raffigura uno scudo diviso diagonalmente in due settori: nel primo il campo azzurro con giglio bianco costituisce un evidente richiamo mariano sia per il colore sia per il fiore (nella tradizione cristiana questo fiore viene offerto dall’arcangelo Gabriele alla Vergine al momento dell’Annunciazione); nel secondo al centro del campo giallo si trova il Libro sacro chiuso sul quale è poggiato un cuore trafitto da una freccia: un esplicito richiamo a Sant’Agostino, che così ricordava l’esperienza della conversione: Vulnerasti cormeum verbo tuo (Hai trafitto il mio cuore con la tua parola).
Il motto contenuto nel cartiglio d’argento è il seguente: “In Illo uno unum” e trae ispirazione da un’espressione di Sant’Agostino contenuta nell’Esposizione sul Salmo 127 dove spiegava che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo una cosa sola”. Questa scelta conferma la svolta, introdotta già da Benedetto XVI, verso una rappresentazione più semplice del papato mirata a sottolineare l’umiltà e la natura pastorale del ministero petrino.
La mitria pontificia, a ricordo delle simbologie della tiara, è d’argento con tre fasce d’oro (i tre poteri di Ordine, Giurisdizione e Magistero) collegate verticalmente al centro per indicare l’unità dei tre poteri nella stessa persona.
Le due chiavi sono simbolo del compito che Gesù Cristo ha lasciato a San Pietro: la custodia delle chiavi del Regno. Divenute fin dal XIV secolo l’insegna ufficiale della Santa Sede, le due chiavi sono una d’oro e l’altra d’argento: quella d’oro simboleggia il potere sul Regno dei Cieli mentre quella d’argento indica l’autorità spirituale del papato in terra. Le impugnature sono rivolte in basso, come se fossero nelle mani del Vicario di Cristo, e unite da un cordone rosso che termina con fiocchi.
Nei tratti essenziali lo scudo è identico sia nella forma sia nelle figure a quelli usati da Robert Francis Prevost nei precedenti ruoli di Vescovo e di Cardinale.

Mario Ruzzante