Il Pellegrinaggio a Lourdes che ogni anno ci trova sempre più acciaccati, ma sempre più entusiasta uno accanto all’altro, è una delle forme di Chiesa che più ci fa crescere. Il Salmo 122 dice: «Quale gioia mi dissero: andremo alla casa del Signore e ora i miei piedi, o Gerusalemme, si fermano davanti a te». Il viaggio peregrinante non è disagio o fatica, ma è gioia!
E così com’era gioia per il salmista andare a Gerusalemme, ugualmente per noi è gioia andare a Lourdes per trovare la nostra storia e per costruire la Chiesa che è il popolo dei battezzati che assieme costituisce il Corpo di Cristo.
Maria è colei che ci indica la strada e la via è Cristo stesso, la porta del Paradiso è Cristo stesso, il compimento del Paradiso è Cristo stesso e attraverso il pellegrinare noi seguiamo l’indice di Maria che ci guida a oltrepassare la Porta per intraprendere la Via e diventare un sol corpo un solo spirito nel solo Battesimo della Chiesa Cristiana.
Il pellegrinaggio è il tempo che noi dedichiamo a noi stessi per la preghiera e per ritrovare i nostri perché. È il tempo che noi dedichiamo al Signore attraverso Maria per ritrovare il Paradiso e il senso della nostra esistenza qui sulla terra.
È il tempo che noi dedichiamo ai nostri fratelli: in quanto malati offriamo a sorelle e barellieri il nostro corpo come altare sacrificale; in quanto pellegrini offriamo il nostro tempo per la costruzione di una relazione edificante nel segno di Dio; in quanto sorelle e barellieri, offriamo il nostro tempo come condivisione della sofferenza umana; in quanto sacerdoti offriamo il tempo per la riconciliazione e l’energia per arrivare a Dio.
Insomma il pellegrinare diventa il tornare colà ove ritroviamo il senso in quanto persone e quindi in quanto fratelli e sorelle. Il lavoro e le preoccupazioni, la famiglia e il lavoro, gli amici di gozzoviglie, le malinconie sono tutte cose che il pellegrino non mette nella propria valigia e arriva a Lourdes stanco del viaggio, ma pieno di Maria che ci prende per mano e ci conduce a Cristo!
La bellezza poi del pellegrinaggio sarebbe la presenza di gente di tutte le età e le condizioni per sentire il sapore della tribù, perché sentirsi tribù è come sentirsi Chiesa; la Chiesa non è altro che l’insieme di gente di ogni specie che ha come unico e vero ideale quello di essere di Cristo e di vivere in Cristo, e con Cristo.
I diversi incontri e le giornate che rapidamente si susseguo una dentro l’altra ci mostrano che il senso è proprio nella medesima e unica ricerca: l’amare e l’essere amati. Lo si sperimenta nel servizio del malato e nel servizio del barelliere o della sorella, lo si sperimenta nella processione e nella messa, lo si sperimenta nelle passeggiate e negli acquisti, nei caffè e nelle simpatiche risate.
Questa è la Chiesa; questa Chiesa che alla Grotta guarda oltre le rocce e trova il Paradiso, quella Chiesa che è popolo che ama stare assieme e che sorride stanca per il lavoro o che sorride dal lettuccio o dalla carrozzina, o che porta Gesù ai fratelli fra le mani.
Un viaggio, una fatica… Tutto per essere una sola e Santa Chiesa di fedeli più o meno dritti, più o meno storti che assieme e semplicemente assieme, vanno verso Gesù.
Don Lorenzo Vatti – Assistente sottosezione di Trieste



