Franco Venturella: Seminatori di Speranza oltre le crisi

Il card. Parolin con Franco Venturella due anni fa a Schio (VI)

“Il sonno della ragione genera mostri”, scriveva Goya. Mai come oggi questa espressione appare attuale.
Viviamo, infatti, un’eclissi della ragione che oscura il presente e pone interrogativi sul futuro dell’umanità. L’irrazionalità domina anche decisioni politiche, economiche e sociali, proprio quando ci sarebbe più bisogno di lucidità e visione. I leader mondiali, spesso in preda all’arroganza e all’irresponsabilità, sembrano dimenticare le ricadute delle loro scelte sull’umanità e sull’ecosistema.
In un’epoca di straordinari progressi scientifici e tecnologici, si assiste, inoltre, a una crisi morale che sgretola i valori fondanti della convivenza civile. A nome di un nuovo (dis)ordine mondiale”, riaffiorano nazionalismi, populismi e forme di potere illiberali. Le democrazie sono erose da leggi liberticide e da un uso improprio del consenso popolare, che diventa strumento per giustificare la concentrazione del potere. In questo contesto, il diritto cede spesso alla forza e la dignità umana viene calpestata, alimentando una visione del mondo in cui l’altro è ridotto a merce o nemico.
Il cinismo con cui vengono trattate alcune categorie di persone — migranti, poveri, emarginati — è disumano. I crimini di guerra in Ucraina e le azioni contro i civili nella Striscia di Gaza mostrano un mondo che ha perso la pietà, dove la memoria della Shoah è calpestata persino da chi dovrebbe onorarla, mentre la comunità internazionale spesso resta inerte, e anche i pronunciamenti di condanna delle Nazioni Unite vengono ignorati e disattesi.

La pace sembra un’utopia: il riarmo viene giustificato da una logica di paura che alimenta profitti, mentre si rinuncia al dialogo e alla diplomazia.
Come affermava Papa Francesco, “la guerra è una follia” e genera solo distruzione materiale e spirituale. Per questo, è urgente abbandonare l’antico motto “si vis pacem, para bellum” in favore di un impegno coraggioso che promuova la pace vera: “si vis pacem, para pacem”.
L’Europa, se vuole avere un futuro, deve riscoprire l’anima dei suoi padri fondatori e portare a compimento il progetto degli Stati Uniti d’Europa, fondato su valori democratici e giustizia sociale. In caso contrario, rischia di diventare una struttura senz’anima, destinata all’autodistruzione.
Serve una visione audace che metta al centro i bisogni della gente, l’eliminazione delle disuguaglianze e l’accoglienza delle persone migranti, che hanno diritto a una vita migliore e ad essere sostenuti nei paesi d’origine con reali progetti di sviluppo.
Questa crisi globale è anche una crisi educativa.
Viviamo una vera e propria mutazione antropologica, legata anche alla società digitale. Le nuove generazioni sono le prime vittime di un sistema senza riferimenti stabili, mentre gli adulti sembrano incapaci di accogliere le loro domande.
La scuola e le agenzie educative faticano a coltivare pensiero critico, autonomia e senso di comunità. Senza un significato profondo della vita, le persone restano sole e disorientate.
L’educazione deve formare cittadini consapevoli, responsabili e solidali. È necessario superare l’individualismo e ritrovare il senso del “noi”.
Occorre costruire un’economia umana, capace di ridurre le disuguaglianze, affrontare le sfide tecnologiche e garantire accesso ai beni fondamentali.
Il neoliberismo ha generato povertà e instabilità, rendendo evidente l’urgenza di modelli alternativi, equi e sostenibili.
La democrazia resta il sistema migliore per garantire libertà e giustizia, ma va costantemente rinnovata. Serve rafforzare la divisione dei poteri, valorizzare il Parlamento e promuovere una partecipazione attiva e informata della cittadinanza. La lotta contro la disinformazione, la formazione permanente e l’inclusione sociale sono strumenti essenziali per una democrazia matura.
Il futuro dipende anche dalla nostra capacità di costruire un nuovo ordine mondiale fondato su accoglienza, giustizia e cooperazione. Non possiamo restare spettatori passivi, ma dobbiamo diventare protagonisti di un cambiamento necessario.
Il Giubileo è un’occasione per riscoprirci “pellegrini di speranza”, impegnati nella costruzione di un mondo nuovo, nonostante i segni di crisi e distruzione che ci circondano.
Ricostruire l’umano significa riconoscere l’altro come fratello, recuperare la memoria, il senso del limite e della responsabilità. Come scrive San Paolo, “è tempo di svegliarvi dal sonno”: questo è il tempo favorevole per uscire dalle tenebre dell’egoismo e diventare operatori di pace e di giustizia. Unendo le forze positive presenti nella società, potremo far crescere il bene silenzioso e costruire insieme un nuovo modello di convivenza, radicato in valori spirituali e umani.
Per i cristiani — ma anche per tutti gli uomini e le donne di buona volontà — il Giubileo e il cammino sinodale della Chiesa possono rappresentare una via di rinnovamento profondo di mentalità e di vita. Come ricorda padre Roberto Pasolini, l’auspicio più grande è che il mondo possa scoprire nella fede un sussulto di speranza universale. Con questa certezza nel cuore, sostenuti da Cristo, la speranza che non delude, possiamo essere veri annunciatori e testimoni del Risorto sulle strade del mondo, presenza viva nella società, per rigenerarla dal di dentro, in modo che a ognuno venga riconosciuta la propria dignità, secondo il progetto di Dio che ci vuole tutti figli e fratelli. Ma proprio tutti.

Franco Venturella