
“Quest’anno ci vado… Quest’anno ci vado…” e intanto gli anni passavano.
Lourdes, sono convinto che sia un’esperienza di vita, dove in ogni luogo, in ogni momento incontri persone, malati, disabili, ognuno con la loro storia, ognuno con le loro aspettative, ognuno con la loro croce, più o meno pesante, più o meno sofferente, ma sempre una croce, ma che la loro fede li aiuta a superare le difficoltà che la vita ogni giorno riserva a loro. La prima volta che sono andata a Lourdes ho viaggiato con la mia cara nonna Teresa, che da 11 anni non c’è più. Mi era piaciuto moltissimo, ero molto più giovane e sono andata con lo spirito di una turista, curiosa del mondo, senza essere consapevole di dove stavo andando.
Sono passati 40 anni da quella prima volta, però ricordo ancora quando, arrivati a Lourdes, ho varcato il cancello che porta al Santuario: il silenzio, la devozione, la speranza, la gioia, il dolore, la preghiera… questo ho visto nei visi che incontravo.
E carrozzine, quante! Quante! Malati e persone meno fortunate… questo mi ha colpito molto.
Ma quello che mi ha colpito di più erano i sorrisi di queste persone e di tutti quelli che spingevano le carrozzine: perché, così sfortunati, sorridono? Mia nonna, saliva sul il treno bianco dell’Unitalsi tutti gli anni dopo Pasqua, e partiva per andare a trovare la “Madonnina”. Mi chiedeva sempre di tornarci con lei, ma per tanti motivi non ho mai esaudito questo suo desiderio. E quando è
mancata mi sono proposta di farlo, per mantenere la promessa che le avevo fatto: tornare a Lourdes.
Quest’anno a Natale, ridendo e scherzando, mentre facevo gli auguri ad alcuni barellieri del mio paese, dissi “A Pasqua verrò a Lourdes, come sorella!”.
Da quel momento tutto sembrava predisporsi per permettermi di realizzare questo desiderio: la famiglia, il lavoro, i vari impegni… Una mano mi guidava sul percorso. In particolare Agostino, barelliere da tanti anni, mi ha incoraggiata dandomi notizie, tenendomi informata, fino al momento in cui mi sono finalmente iscritta.
La divisa. Dovevo andare a prendermi la divisa. Bianca. Tutta bianca. Io che non vesto mai di bianco, io che non amo il bianco, che porto solo jeans e anfibi 365 giorni all’anno. Eh può sembrare una sciocchezza ma… E poi, il velo in testa. Da quando si arriva a quando si torna. Niente trucco, niente gioielli… Sì, lo so, posso sembrare vanesia, ma ho anche una certa età eh!…Tutti quelli a cui l’ho detto, si sono messi a ridere… “Tu? Vestita così?” Sì. Tutto il dubbio sulla divisa può sembrare poco spirituale. Ma sullo spirito di fede e di servizio non c’erano dubbi: volevo prestare servizio a Lourdes come sorella, volevo andare a ritrovare la “Madonnina”.
Parto. In aereo, con altri volontari, malati e pellegrini. Arrivo a Lourdes, inizio subito il servizio che mi è stato assegnato al refettorio dei malati. Finito il servizio, sono uscita, accompagnata dalle persone meravigliose che ho conosciuto, per partecipare alle cerimonie e per andare alla grotta. Mentre camminavamo per le vie, in divisa bianca, con il velo e la mantella blu, ho notato che la gente ci guardava… ci guardava con ammirazione! Sembrava quasi che pensassero: “Se ho bisogno, queste persone possono aiutarmi”. In quel momento mi sono sentita orgogliosa di indossare la divisa bianca delle sorelle e mi sono commossa. Ho sentito una gioia dentro che non mi aspettavo, una forza che mi arrivava e che non pensavo di poter provare.
Ho portato con orgoglio la divisa bianca delle sorelle dell’Unitalsi per tutta la settimana, con gioia. Ho vissuto il mio servizio con la consapevolezza che mi sia stata data una grande opportunità.
Nel pellegrinaggio, ho ritrovato amici e amiche, ho conosciuto nuove persone.
La mia cara nonna Teresa era con me lo so, lo sentivo. L’ho rivista nei volti di tutte le persone che ho aiutato.
Grazie nonna. Grazie mia “Buona Mamma”.
Grazie Bernardette.
Antonella – Gruppo di Caldiero, Sottosezione di Verona



